Questo passo mi ha colpito dal primo momento in cui l’ho letto. A mio parere, rappresenta la volontà di essere capito e compreso, ma senza la necessità di spiegarsi.
C’è un urgenza da parte dell’autore di far intendere la sua vera natura, la quale però non trova le parole adatte per esprimersi e quindi preferisce rimanere inespressa, taciuta, ma con la speranza di non essere fraintesa. Il silenzio a volte, però, se protratto troppo a lungo, viene colmato con le parole degli altri; sono queste, false e talvolta meschine, che fanno rivoltare e disperare l’uomo, che ancora una volta, nonostante questo, si richiude in sè stesso, sfogando la sua rabbia nella mente e pronunciando parole silenziose che rimangono confinate a sé stesse.
Tutti nella vita ci troviamo ad essere miti, a non riuscire a spiegare come vorremmo ciò che pensiamo e questo crea frustrazione, che ci porta ad additare la colpa a chi i nostri silenzi non riesce a comprenderli e a decifrarli, vorremmo che tirassero a indovinare senza sbagliare, ma questo non è altro che una copertura che utilizziamo per nascondere le nostre ferite.
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I nottambuli, Edward Hopper
